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  • Immagine del redattoreStefano Campolo

La Liguria tarpa le ali al Cristoforo Colombo

Aggiornamento: 24 gen 2021


La pista dell’aeroporto di Genova


Dal 2000 al 2015 l’aeroporto Cristoforo Colombo di Genova ha registrato un incremento nel numero di passeggeri, passati da 1 milione 63 mila a 1 milione 363 mila l’anno. Le buone notizie finiscono qui. Nello stesso periodo, secondo i dati di Assaeroporti, l’associazione dei gestori aeroportuali, gli scali italiani hanno conosciuto una crescita robusta. Nel 2015 in Italia hanno viaggiato 65 milioni di persone in più rispetto al 2000, con un aumento del 70 per cento. A Genova, invece, l’incremento si ferma poco sopra la soglia del 28 per cento. Anche gli altri dati dello scalo ligure sono negativi: il numero di movimenti, cioè gli aerei in arrivo e in partenza, è passato dai 29.574 del 2000 ai 19.280 dello scorso anno (-34,81 per cento), e il traffico merci è stato più che dimezzato con solo 2.617 tonnellate movimentate l’anno scorso contro le 6.253 di quindi anni prima (-58,15 per cento).

Infine, i primi mesi del 2016 indicano una flessione a due cifre nel traffico passeggeri rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e un’ulteriore flessione nei movimenti cargo.


Lo scalo genovese Inaugurato nel 1962 su un’isola artificiale di fronte a Sestri Ponente, l’aeroporto Cristoforo Colombo si è sviluppato negli anni, completando l’attuale terminal passeggeri, parcheggi per la sosta a breve e lungo termine, ha ampliato i piazzali per gli aerei e fornisce tutti i servizi di dogana per le merci in partenza e in arrivo. E’ vicino al centro città e al porto, si raggiunge comodamente dall’autostrada, è ben collegato dal trasporto pubblico su gomma. Le caratteristiche della pista consentono a qualsiasi aereo commerciale di operare in condizioni di massima sicurezza anche a pieno carico, con la sola esclusione dell’Antonov 225 Mriya. Ci fosse sufficiente richiesta, un Airbus A380 non avrebbe alcun problema a fare scalo a Genova.


Questa la scheda tecnica dell’aeroporto:

Pista Orientamento 280° larghezza 45 metri lunghezza utile per il decollo 3.066 metri, lunghezza utile per l’atterraggio 2.755 metri. Larghezza pista di rullaggio 23 metri


Piazzale sosta aeromobili superficie complessiva 275.000 metri quadri massima capacità 36 aeromobili di cui 5 wide-body


Sicurezza della navigazione La pista 28 è attrezzata con ILS, il sistema per l’atterraggio strumentale in condizioni di scarsa visibilità. Il sistema è di categoria I, quindi abilitato a operare con visibilità verticale non inferiore a 60 metri e visibilità generale non inferiore a 800 metri. Quello della visibilità è peraltro un problema raro, la zona è priva di nebbia tutto l’anno.


Compagnie aeree e destinazioni Al Cristoforo Colombo operano attualmente 13 compagnie aeree ed è possibile raggiungere 22 destinazioni di cui 10 nazionali e 12 europee (Spagna 4, Gran Bretagna 2, Olanda 1, Germania 1, Albania 1, Russia 1, Turchia 1, Francia 1).




Le caratteristiche tecniche, la logistica per le merci e i servizi offerti sono in linea con gli standard dei maggiori aeroporti italiani, tuttavia non hanno impedito una crescita molto limitata in un periodo in cui il traffico aereo ha conosciuto un autentico boom a livello globale e in Italia. Sull’aeroporto, forse, si riverberano i nodi irrisolti di un’intera regione e della sua città capoluogo. Le questioni sono di tre ordini: geografico, demografico ed economico.


Genova ha perso le ali e la testa «Basta guardare una cartina geografica», afferma Marco Arato, presidente della società Aeroporto di Genova Spa, «per capire che il bacino d’utenza del Cristoforo Colombo, cioè l’area dove l’aeroporto raccoglie i suoi utenti, è condizionato da fattori geografici (Appennino al nord e Mar ligure al sud) e di concorrenza da parte di altri aeroporti. Il ponente ligure fa riferimento a Nizza, secondo aeroporto di Francia e scalo intercontinentale, mentre il levante guarda a Pisa». In sostanza, spiega il presidente, il bacino di riferimento del Cristoforo Colombo, si è ridotto alla città capoluogo e dintorni più Savona e parte della provincia, poiché le ali, cioè Imperia a ponente e La Spezia a levante hanno a disposizione scali in grado di offrire molte più destinazioni e opzioni di viaggio rispetto a Genova. Non è un caso che Pisa negli ultimi quindici anni abbia aumentato i passeggeri in transito del 285 per cento, da 1,2 milioni a 4,8 milioni l’anno. Ma, come ricorda Arato, Pisa «è il vero aeroporto di riferimento della Toscana» e quindi ha a disposizione un bacino molto più ampio. Al contrario, Genova può contare solo su se stessa e subendo la concorrenza «a nord di Milano Linate e Malpensa, che drenano una parte del traffico potenziale».


Sempre meno, sempre più vecchi Genova però non è più la città del boom economico e del triangolo industriale. Ogni anno perde dai tre ai cinquemila abitanti. Secondo i dati sull’andamento della popolazione raccolti dal Comune, il saldo tra nascite e decessi è negativo dagli anni Settanta, mentre negli ultimi anni è negativo anche il saldo tra immigrazione ed emigrazione. Le rilevazioni dell’Istat sono impietose: il primo gennaio del 1991 gli abitanti erano 678.771, ridotti a 586.655 il primo giorno del 2016. Ma il fattore più critico è la forma a fungo presa dalla piramide demografica: oltre un terzo degli abitanti ha più di 65 anni. Per l’aeroporto significa meno traffico business, a viaggiare per affari sono soprattutto le classi di età tra i 30 e i 45 anni e meno traffico leisure, perché in vacanza prendendo l’aereo ci vanno più facilmente i giovani e le famiglie, gli anziani preferiscono la spiaggia tranquilla a pochi minuti da casa.


L’onda lunga della crisi Le fasi di crisi economica a Genova e in Liguria sembrano eterne. Alla città ci sono voluti oltre quindici anni per risollevarsi dalle dismissioni dell’industria pesante avvenute negli anni Ottanta e quando le cose cominciavano lentamente a migliorare è arrivata la crisi finanziaria. «Negli ultimi anni», dice Arato, «il territorio genovese ha subito profondi cambiamenti economici, con la chiusura o il ridimensionamento di realtà industriali di importanza nazionale». Accanto a queste, tra il 2007 e il 2014, hanno chiuso quasi quattromila imprese in tutta la provincia. A risentirne è stato soprattutto il traffico merci. Il traffico cargo è passato da 6.061 tonnellate del 2000 alle 2.617 tonnellate dello scorso anno. Secondo il presidente della società aeroportuale, però, sono altri i fattori che allontanano gli spedizionieri: «I flussi cargo da tempo tendono a concentrarsi nei grandi hub, consentendo economie di scala. Malpensa, Bologna, Brescia, Bergamo sono diventati i punti di riferimento a livello nazionale».


Se sul fronte merci la partita sembra persa, rimane invece tutta da giocare quella sui passeggeri e la società di gestione si sta muovendo su due livelli. Il primo, immediato, per aumentare l’offerta, il secondo con una strategia di investimenti per arricchire di servizi l’aeroporto e connetterlo meglio, valorizzando così le capacità di adattarsi al territorio che sono la vera ragione d’essere del Cristoforo Colombo.


L’aumento dell’offerta «Siamo riusciti a sensibilizzare numerose compagnie aeree a investire sul nostro territorio», afferma il presidente Arato. «Le destinazioni nazionali sono aumentate e ci siamo collegati a un numero maggiore di hub intercontinentali. Quest’ultimo aspetto è fondamentale: da Genova si può volare verso oltre 400 destinazioni nel mondo con un solo scalo, spesso scegliendo tra diverse compagnie aeree. Dal prossimo anno Volotea aprirà a Genova la sua nuova base europea con 2 aeromobili di stanza nel nostro scalo: si tratta di un segnale di fiducia non solo nei confronti dell’aeroporto, i cui servizi in questi 4 anni di collaborazione con il vettore sono evidentemente stati apprezzati, ma soprattutto nei confronti del territorio. C’è ancora molto da fare, specie sul fronte di collegamenti diretti con l’Europa, ma pensiamo di partire da basi molto solide e l’annuncio di Volotea aumenta la nostra fiducia».

Rimane però la contrazione dei dati di traffico passeggeri registrata nei primi mesi del 2016. La società di gestione l’aveva messa nel conto per la chiusura del collegamento con Roma aperto da Vueling nell’ottobre 2014 e chiuso un anno dopo per risultati di traffico insoddisfacenti. «Il confronto tra i primi mesi del 2016 e lo stesso periodo del 2015 soffre di questa assenza», spiega Arato. «Peraltro, a fronte della decisione di Vueling, Alitalia non ha aumentato la sua offerta, cosa che invece auspichiamo da tempo. Il risultato è che una parte di chi viaggiava in aereo tra Genova e Roma ha trovato altre soluzioni di viaggio». Arato è comunque fiducioso sulle potenzialità dello scalo: «Il Contratto di programma sottoscritto con ENAC prevede un aumento del traffico fino a due milioni di passeggeri l’anno entro il 2020: riteniamo che questo aumento si realizzerà sia attraverso una maggiore offerta rivolta al traffico outgoing sia attraverso una crescita dei flussi di turisti e crocieristi verso la Liguria. Questa seconda componente, quella degli arrivi, sarà quella che consentirà di generare sviluppo di rotte e di traffici. La storia recente, con numerosi collegamenti aerei aperti e poi soppressi per scarso riempimento, dimostra che salvo rare eccezioni solo un mix di utenti (business, leisure, crocieristi, etnico, point-to-point, prosecuzioni tramite network) può garantire lo sviluppo del traffico e la permanenza dei voli. Il successo del volo per Amsterdam, recentemente inaugurato, è la prova che lavorando su più fronti e collaborando con Istituzioni, Enti e compagnie aeree si può contribuire al successo delle rotte».


Investimenti per il futuro Nato come pista alternativa del nord Italia, cresciuto come aeroporto d’affari per le industrie che dovevano viaggiare in tutto il mondo, sviluppatosi negli ultimi anni come aeroporto sempre più leisure e di incoming, il Colombo si è adattato al territorio che lo circonda e continuerà a farlo, spiega sicuro Arato. «Lo farà ampliandosi con un piano di investimenti da oltre 20 milioni, che aumenterà la superficie del terminal di 6.000 metri quadrati entro i prossimi 5 anni, mentre l’ammodernamento del terminal e dei servizi è già stato avviato. Per crescere, però, servono anche migliori collegamenti che consentano di ampliare il bacino d’utenza: a fine 2015 abbiamo presentato il progetto esecutivo di collegamento aeroporto-ferrovia, il cui studio è stato cofinanziato dall’Unione Europea attraverso il progetto GATE (Genoa Airport, a Train to Europe), che vede come stakeholder Regione Liguria, Comune di Genova, Società per Cornigliano e Aeroporto di Genova, con la partecipazione di Ferrovie dello Stato. Si tratta di un progetto nel quale crediamo molto, perché l’ampliamento del bacino d’utenza grazie a un collegamento veloce ed efficiente tra treno e aeroporto sarà un forte fattore di sviluppo. L’Aeroporto e le Istituzioni stanno investendo sulla crescita dello scalo, è importante che il territorio ne sfrutti sempre di più le potenzialità: solo così potrà esserci sviluppo e si potranno consolidare i risultati ottenuti».


Questo post è stato originariamente pubblicato sul blog Liguritutti

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