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L’area di consegna bagagli dell’aeroporto di Bruxelles come si presentava la mattina del 7 aprile
[/vc_column_text][vc_custom_heading text=”di Stefano Campolo” font_container=”tag:h6|font_size:16|text_align:left|color:%2310b8c7″ use_theme_fonts=”yes” link=”url:https%3A%2F%2Ftwitter.com%2Fpartodomani||target:%20_blank”][vc_column_text][/vc_column_text][vc_column_text]A poco più di tre settimane dagli attentati terroristici del 22 marzo, l’aeroporto di Bruxelles è lontano dal ritorno alla normalità. Mentre procedono i lavori per ripristinare l’area partenze dove sono avvenute le due esplosioni, tutta l’attività è stata trasferita in una hall provvisoria esterna. Lo scalo è stato riaperto il 3 aprile a seguito di un accordo con i sindacati di polizia che hanno chiesto l’istituzione di misure straordinarie per garantire la sorveglianza e la sicurezza, ma è operativo a meno del 30 per cento della capacità. Se i disagi sono limitati per i passeggeri in arrivo, partire da Zaventem rimane complicato. Il trasferimento dal centro città è molto più lungo rispetto a prima e per raggiungere le aree di imbarco è bene calcolare dai 30 ai 45 minuti dal momento in cui si scende dall’auto o dall’autobus.
Dal 6 aprile ha riaperto la stazione degli autobus presso l’aeroporto e il giorno successivo, il 7 aprile, sono stati ripristinate le linee 12 e 21 che collegano l’aeroporto con la cittadella europea (Place du Luxemburg). I collegamenti ferroviari invece rimangono sospesi: per arrivare in città le alternative sono il taxi oppure il doppio trasferimento con la navetta gratuita fino alla stazione di Zaventem e da qui in treno verso il centro. Più complicato il percorso inverso: chi non è in una delle zone servite dalle linee bus 12 o 21 e non vuole fare il doppio trasbordo treno + navetta, di fatto non ha alternative al taxi. Di solito la corsa costa 30-35 euro e impiega tra i venti e i trenta minuti a seconda del traffico. Ora, la mancanza di collegamenti ferroviari e un check point aggiuntivo all’ingresso della zona aeroportuale allungano notevolmente i tempi, va calcolata almeno un’ora e, di conseguenza le tariffe (non meno di 50 euro). Inoltre, la zona di sbarco dei taxi è temporaneamente allestita al terzo piano del parcheggio antistante l’aerostazione. Da qui bisogna scendere a piedi lungo le rampe normalmente a servizio delle auto, prendere un ascensore fino al piano terra, attraversare la zona antistante le partenze dove sono in corso i lavori di ripristino e arrivare al primo accesso ai capannoni della hall provvisoria.
Da questo punto in poi solo i viaggiatori con biglietto o carta d’imbarco valida possono proseguire. All’ingresso, agenti di polizia controllano documenti e carta d’imbarco, quindi tutti i bagagli sono passati al metal detector. Non ho ancora messo piede all’interno dell’aeroporto e ho già subito tre controlli: il primo solo visivo in auto, il secondo sui documenti e il terzo, nemmeno venti metri più in là del secondo, sui documenti, sulla persona e sui bagagli.
All’interno dei capannoni ci sono un’area check-in tradizionale e alcune macchine automatiche per il self check-in. Per raggiungere la zona partenze è necessario fare tre rampe di scale, l’ascensore è piccolo ed è riservato a famiglie con bambini, anziani e persone a ridotta mobilità. Una volta all’interno dell’aerostazione è necessario passare i varchi sicurezza dove avviene un nuovo controllo dei bagagli e dei documenti. L’insieme del percorso dura circa due ore e mezza: l’8 aprile ho preso un taxi a Brussels Nord alle 17.55 e sono arrivato al gate d’imbarco alle 20.20.
Per maggiori informazioni sulle modifiche ai servizi e all’accesso a Zaventem intervenute dopo gli attentati del 22 marzo, consultate questo sito (in inglese, francese e olandese) predisposto dalla società aeroportuale.[/vc_column_text][separator width=”200px” height=”2px” color=”#5b5b5b”][/vc_column][/vc_row]
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