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Immagine del redattoreLaura Coccia

Aeroporto Bologna nega imbarco a due persone disabili

Aggiornamento: 5 dic 2020


Chiara in attesa in aeroporto poco prima del check-in (photo credit: Witty Wheels)


Di chi è la responsabilità di autorizzare l’imbarco delle persone disabili? Cosa è possibile portare a bordo? Queste sono domande lecite per ora senza risposte. Dopo il caso di Ryanair di qualche giorno fa che voleva lasciarmi a terra all’aeroporto di Bruxelles, Facebook ha raccolto lo sfogo di due ragazze dirette in Irlanda per un corso di una settimana e che si sono viste negare l’imbarco per due giorni consecutivi, costringendole a saltare il loro impegno. Questo il loro racconto, incredibile ma purtroppo verissimo:


AEROPORTO DI BOLOGNA

Questo weekend dall’aeroporto di Bologna non ci hanno fatto volare. Io e Chiara eravamo state selezionate per frequentare una Summer School di una settimana in Irlanda, il cui argomento era “legge e disabilità”: ironico, no? In ogni caso, ce la stiamo perdendo.

Non ci è ancora del tutto chiaro il perché ci abbiano negato l’imbarco due giorni di fila. Non ci è chiaro cosa abbia fatto emergere dei problemi così insormontabili, considerate tutte le volte che abbiamo volato. Quello che è chiaro è che le persone disabili non vengono trattate come veri clienti: ci si aspetta che ci genuflettiamo costantemente e che non abbiamo cognizione dei nostri diritti.


Il primo giorno, sabato, al check-in ci hanno presentato tre motivi per cui non avremmo potuto volare, con tanto di dita alzate per indicare i numeri, numero uno, numero due, numero tre: le batterie delle carrozzine, la preoccupazione per quale posizione potevamo assumere sul sedile e il fatto che non avevamo mandato la documentazione in anticipo.


Le batterie avevano ricevuto l’approvazione per volare (oltre che da vari voli precedenti) dalla compagnia aerea, informata per email. Eppure lì al check-in ci continuavano a dire che non andavano bene. Alla richiesta del perché, non sapevano rispondere e cambiavano argomento.

Riguardo alla posizione in aereo, noi di solito viaggiamo stese, ma stavolta ci hanno detto che non era permesso. Però possiamo anche stare sedute durante il volo, anche se con molto meno comfort, ed eravamo pronte a farlo. Ma non ci hanno creduto, hanno chiesto un certificato medico che lo attestasse e noi glielo abbiamo fornito. Non gli andava ancora bene. Dovevamo contattare la compagnia per email e compilare un lungo modulo per farci dire da un medico in Germania se eravamo “idonee a volare”. Ma a quel punto ci era finito il tempo.

E per quanto riguarda la documentazione in anticipo, non ci hanno saputo dire chiaramente che cosa avremmo dovuto mandare. “Dovevate mandare la documentazione almeno 48 ore prima del volo, ora è tardi”. Ho chiesto quale documentazione, visto che le informazioni richieste quando viaggi con una carrozzina elettrica erano state mandate al momento della prenotazione. “Eh, tutto il possibile”, mi hanno risposto, rimanendo sul vago. Forse si aspettavano che essendo disabile ho necessariamente miliardi di documenti, o me li devo inventare?


A ogni nostra risposta logica che smantellava i loro argomenti arrivava un’altra obiezione, a cascata, facevano a gara a chi la diceva più grossa: persino rimproveri sul fatto che le schede tecniche delle batterie (che noi abbiamo fatto vedere, ma che non erano obbligatorie) se mostrate dal cellulare non erano valide perché dovevano essere cartacee, o dubbi sulla nostra competenza linguistica in inglese.


Quando ho detto a un responsabile: “questa è discriminazione”, lui mi ha risposto: “eh no, eh no, non è vero, non chiamarla discriminazione, non è corretto che mi dici così, lo dici per attaccarti a qualcosa. Se dici così me ne posso anche andare”.


Sabato tutti davano la responsabilità alla compagnia aerea che, a quanto riferito, sentendo “la situazione” aveva impedito l’imbarco. Ma il giorno dopo, prenotato un altro volo con un’altra compagnia, è apparso chiaro che l’impedimento veniva (anche) dall’aeroporto. Altri operatori che il giorno prima erano stati gentili e normali, domenica erano prevenuti, evasivi e scostanti. Poi, un’impiegata mai vista prima a cui chiedevamo un’informazione che non c’entrava col viaggio si è lasciata sfuggire “Ah, ma voi siete quelle… ehm cioè che aspettate da tanto”. Inoltre due hostess di passaggio hanno mostrato di conoscere quello che era successo il giorno prima: buffo e inquietante.


Due voli persi, una notte in hotel, ore di attesa, la testa riempita di stronzate. Siamo state trattate con paternalismo e arroganza, come casi medici, patologizzate, guardate come bestie strane. Ci sono state lanciate motivazioni confuse e contraddittorie, mentre ci facevano pesare il fatto stesso che eravamo lì (“ho altri casi, ho poco tempo, non ci siete solo voi”).


Passa il messaggio molto chiaro che se sei disabile tu con il tuo corpo sei un problema, un cliente di serie B a cui puoi dire qualunque cavolata senza conseguenze, con cui puoi giocare a fare i medici e i poliziotti.

È questo il livello a cui si arriva con i clienti disabili.

Elena


Ora, come è possibile che due compagnie diverse e battenti bandiere diverse (che non citerò per non far loro pubblicità, nell’attesa che si trovino le effettive responsabilità) oppongano il medesimo rifiuto di imbarco agli stessi due clienti adducendo motivazioni diverse?

Ci chiediamo spesso a cosa serva l’Europa. Ecco, l’Europa serve a prevenire e contrastare ogni forma di discriminazione e a garantire libera circolazione a tutti i cittadini con pari dignità, così come previsto dal trattato di Schengen.


Ora spero che dopo le battaglie intraprese durante la scorsa legislatura, il Parlamento Europeo che sta per insediarsi riesca a contrastare efficacemente questi episodi emanando direttive chiare, lasciando meno spazio alle interpretazioni più fantasiose.


La libertà di movimento è libertà per tutti. Un abbraccio a Chiara ed Elena, insieme cambieremo questo mondo?


In giornata è arrivata la replica dell’aeroporto di Bologna che dopo aver espresso il dispiacere per quanto accaduto in sostanza afferma tre cose: 1) i numeri dicono che la stragrande maggioranza delle persone a ridotta mobilità sono soddisfatte del servizio offerto; 2) gli addetti al check-in non sono dipendenti della società aeroportuale ma personale di aziende terze che lavorano per conto delle compagnie aeree; 3) verrà fatta un’indagine per accertare che tutte le regole siano state rispettate, compresi i tempi delle viaggiatrici. Infine, la nota ventila la possibilità di fare causa a chi sostenga che l’Aeroporto abbia avuto comportamenti discriminatori.


Quest’ultima è una perla perché, seguendo il racconto dettagliato dei fatti, come si sarebbero dovute sentire le due protagoniste, forse accolte a braccia aperte?


A marzo 2019 sempre a Bologna ci fu il caso della ragazza sarda malata di tumore a cui fu negato l’imbarco perché aveva chiesto l’assistenza e non era riuscita a completare il check-in in tempo. Per rientrare ad Alghero lei e i familiari dovettero spostarsi a Fiumicino in treno e da lì proseguire con un altro volo. Ne abbiamo parlato qui.


Di seguito la nota integrale dell’Aeroporto di Bologna:

19/06/2019 Con riferimento a quanto diffuso attraverso i canali social da due persone con disabilità, la società Aeroporto G. Marconi di Bologna, nel ribadire la sua politica di attenzione a tutti i passeggeri, senza distinzioni o discriminazioni di alcun genere, è loro umanamente vicina e profondamente dispiaciuta per l’esperienza personale vissuta.

Come noto, AdB è impegnata da anni per favorire la mobilità dei passeggeri con disabilità ed anche di recente ha sottoscritto con il Comune di Bologna, con il Disability Manager e con la Consulta per il superamento dell’Handicap un Protocollo d’Intesa per la Promozione del Turismo Accessibile, che ha portato all’attivazione di una collaborazione sistematica e continuativa con le realtà del territorio per il miglioramento dei servizi offerti ai passeggeri disabili.


Nel 2018 AdB ha assistito 41.252 passeggeri a ridotta mobilità, con un incremento del 7,1% sull’anno precedente. Da analisi effettuate da società indipendente, il 99,3% dei passeggeri a ridotta mobilità ha espresso una valutazione positiva sul servizio ricevuto.

AdB, ricordando peraltro che le attività di accettazione dei passeggeri non sono effettuate da proprio personale ma da società terze che operano in nome e per conto delle compagnie aeree, in qualità di gestore aeroportuale verificherà che da parte delle compagnie aeree e delle società di handling non vi siano stati comportamenti non coerenti con le procedure previste per l’imbarco dei passeggeri con disabilità. Parallelamente, la società si riserva di verificare che i tempi di presentazione delle due persone, il tipo di prenotazione effettuato e la documentazione consegnata siano stati adeguati a quanto richiesto per garantire l’erogazione del servizio.


In conclusione, AdB valuta qualsiasi accusa di comportamento discriminatorio da parte dei propri operatori come completamente infondata: su questo aspetto la società è anche pronta a tutelarsi, qualora fosse necessario, nelle sedi opportune.

Ultimo aggiornamento ore 22:02 del 19 giugno 2019

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