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  • Immagine del redattoreStefano Campolo

Per i magri volare costerà meno?

Aggiornamento: 2 dic 2020

Discriminazione mascherata da eco-friendliness in un esperimento di Transavia

@EINairport: una persona che si pesa per l’esperimento di Transavia


Il 12 Settembre 2019 l’account twitter dell’aereoporto di Eindhoven (@EINairport) posta la foto di un passeggero su una bilancia con didascalia che dice “Transavia oggi sta facendo un esperimento (su 5 voli) per il quale i passeggeri vengono pesati. Una determinazione più precisa del peso a bordo permette che i calcoli del carburante siano effettuati ancora più accuratamente, con lo scopo di ridurre l’emissione di CO2. La partecipazione all’esperimento è volontaria.”


Nel 2019 abbiamo visto un aumento significativo dell’impegno da parte di varie aziende nel diventare più ‘eco-friendly’, una conseguenza dei cambiamenti climatici incombenti e delle crescenti pressioni dell’opinione pubblica. Ma è davvero questo il modo migliore di affrontare la minaccia del deterioramento ambientale che incombe sul nostro pianeta?

Innanzitutto, è necessario notare che l’industria dell’aviazione produce globalmente circa il 2 per cento di tutte le emissioni di CO2 prodotte dall’uomo, ed è responsabile per il 12 per cento delle emissioni di carbonio provenienti da tutte le forme di trasporto (il trasporto stradale è invece responsabile per il 74 per cento di queste emissioni). Quanto di questo 2 per cento può essere effettivamente attribuito a passeggeri che pesano di più e non, ad esempio, a milionari e miliardari che preferiscono prendere un jet privato piuttosto che volare su un aereo di linea? Un jet privato che viaggia con 5 persone a bordo contribuisce per circa il 25 per cento delle emissioni di carbonio di cui sono responsabil annualmente gli Stati Uniti. In maniera analoga, i passeggeri che viaggiano in prima classe consumano più del doppio dei passeggeri che viaggiano in economy, in virtù del maggiore spazio in cabina a loro disposizione.

L’esperimento di Transavia (compagnia nata nel 1965 dalla fusione di un’azienda belga e una scozzese e oggi low cost del gruppo Air France-KLM, sembra essere un ennesimo tentativo da parte delle grandi corporazioni non solo di addossare la colpa ai singoli cittadini del riscaldamento globale, ma anche di individualizzarne la responsabilità del risolvere la situazione. Questo tipo di atteggiamento, oltre ad essere controproducente, va a danneggiare sempre le persone che già sono svantaggiate, come le classi più povere e le persone con disabilità: le persone disabili e le persone facenti parte di classi a basso reddito, statisticamente, hanno più probabilità di avere alti livelli di sovrappeso od obesità.

Un’altra importante considerazione contro questo esperimento è l’ovvio pericolo di body-shaming che, nella storia delle compagnie aeree, è purtroppo dietro l’angolo. Air India, per esempio, considera un indice di massa corporea superiore a 22 come sovrappeso per le sue hostess, nonostante il servizio sanitario britannico consideri sano un indice fra il 18.5 e il 24.9.


Nel 2018, per questo motivo, la compagnia indiana ha annunciato piani per rimuovere circa 130 dipendenti dal servizio in cabina. L’indice di massa corporea è uno dei criteri valutati in fase di assunzione del personale di volo in tutto il mondo. È dovuto prevalentemente a motivi di sicurezza (gli assistenti di cabina devono poter uscire agevolmente dalle porte di sicurezza), ma il confine tra le ragioni di sicurezza e quelle estetiche è talvolta molto labile. Un altro esempio arriva da Jet Airways, che non permetteva l’assunzione di staff con problemi di acne, cicatrici, o imperfezioni. Similarmente, American Airlines richiede che lo staff in cabina abbia una dentatura frontale completa. Inoltre, la maggior parte delle compagnie aeree internazionali richiede che gli assistenti di volo siano fra i 18 e 21 anni di età. Ancora oggi, la maggior parte delle compagnie aeree non assume persone con tatuaggi visibili, ne vevamo parlato qui.

Tenendo presente la storia problematica che le compagnie aeree e l’industria dell’aviazione hanno con il body-shaming, insomma, questo esperimento della Transavia sembra di molto poco buon gusto. Come già contemplato nell’articolo, inoltre, quanto impatto potrà mai avere questa iniziativa nel grande schema della battaglia contro il riscaldamento globale? Quanto, invece, potrebbe essere fatto in più se la compagnia donasse parte dei suoi ricavi alla ricerca della produzione del biofuel?

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